Cantine del Risorgimento
I particolari di una persona, i suoi gusti, le cose che legge, le persone che frequenta, spesso ci rivelano qualcosa del suo carattere, forse anche i vini che preferisce sono legati alla sua indole.
– Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861) amava il nebiolo che ai suoi tempi spesso era un chiaretto vinificato dolce e senza pretese, ma lui aveva in mente i grandi vini della Borgogna e di Bordeaux, così chiamò nel 1840 un enologo francese, il Conte Louis Oudart, che cambiò la tecnica di fermentazione per fare un vino più complesso, più secco e di lungo affinamento. Cavour era un politico caparbio ed astuto, abile nel cercare alleanze e sostenere l’Unificazione dell’Italia, fu chiamato “il tessitore”, si poneva traguardi lontani e li raggiungeva un passo alla volta, perciò apprezzava i vini complessi.
– Garibaldi (1807-1882) al contrario era diretto, un po’ anarchico ed istintivo, come un vino frizzante. Nel 1861 l’Eroe dei due Mondi fu ospite per alcuni giorni nella villa di campagna della marchesa Teresa Trecchi-Araldi, il cui fratello era colonnello nei Mille garibaldini, sulle colline del comune di Sala Baganza, in provincia di Parma. Qui si invaghì del vino locale, una malvasia frizzante dal colore bianco ambrato, e ne fece portare diverse barbatelle sulla sua sassosa Caprera.
– Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia (1820-1878), giocava a biliardo, fumava il sigaro, era di modi un po’ bruschi e amava la buona tavola. Fu proprio con lui che si affermò per la prima volta nei pranzi reali una lista dei vini in abbinamento ai cibi, che includeva una selezione dei vini rossi locali, come il pregiato barolo tanto amato dal re.
Le pietanze dei suoi lauti pranzi venivano cucinate talvolta dal cuoco di corte, più spesso dalle mani di Rosa Vercellana, Contessa di Mirafiori, amante prima e poi moglie morganatica del sovrano. La tradizione vuole che l’unione fra i due si basasse sia su motivi passionali che gastronomici. Il matrimonio morganatico, in uso presso le famiglie regnanti o nell’alta nobiltà, regolava l’unione tra un nobile e una donna di condizione inferiore, in cui la moglie ed i figli non hanno diritto alla successione dinastica, né all’eredità del patrimonio.
Vittorio Emanuele era un re pratico, amante del vino e sensibile ai problemi del settore vitivinicolo: fu proprio lui ad aprire ad Asti la prima Stazione sperimentale di Viticoltura ed Enologia (1872) e a Conegliano (1876) la Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia.